mercoledì 15 luglio 2009

essere o per chi essere

Non so proprio chi leggerà i miei scritti, cervellotici, narcisistici e noiosi.
Ed è i importante quel che ho detto per la serenità della mia mente. Infatti perchè
non scrivo su un pezzo di carta, visto che amo così tanto i libri, invece di aprire un blog con la speranza che qualcuno mi prenda almeno in considerazione. Quello che provo il più delle volte, nei momenti più pessimisti, è che al più mi si possa considerare per farmi contento, magari da un genitore, un fratello o un tutore.
Altre volte sono così sicuro di quello che scrivo, come fosse i vangelo , come fossse unseme che in qualc he campo fertile cadrà.Ho crduto ngi 25 anni che la comunicazione, anche la più semplice, come scambiarsi una sigaretta,far girare i soldi, il massimo scrivere una lettera,sia la vera realtà che fa di un'uomo non più una bestia ma un essere che sta già nel trascendente.Allora la domanda sorge spontanea: l'essere ontologicamene ,parlando è tale non da solo, ma in una relazione col prossimo. Ho sempre posto Socrate al primo posto perchè da un valore irriducibile all'io, o Kant per cui la legge morale è dentro di noi. Ma quando sbatti il muso troppe volte con la realtà, nella quale uno trova una vitalità compiuta,, un sentimento di esistere solo attraverso quel filo bergsoniano che ci unisce con l'essere umano, e ancora oltre col mondo, vegetale o materiale che sia, devo cedere le armi e capire una buona volta che io sono perchè ci sono gli altri.Da qui iVangelo :rinnegare se stesso, per donarsi al prossimo.

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